Siamo giunti alla sesta puntata della storia di Radio Nuova Trieste, partendo dal momento in cui, su sollecitazione del secondo direttore responsabile, Mario Paron, il vescovo di Trieste decise di affidare a me lo stesso incarico, nel 1994. Un problema andava risolto con una certa sollecitudine, quello della gestione economica. Una radio, si sa, vive di pubblicità e, Radio Nuova Trieste, era nata come radio commerciale. C’era stato anche chi si era dato da fare per elaborare un piano di finanziamento promozionale; ricordo in particolare due spot per la segnalazione di una carrozzeria e di un negozio di fiori (Riviera Fiorita di via dell’Istria) che risuonavano tra un programma e l’altro. Però poi, la realizzazione di un portafoglio pubblicitario vero e proprio rimase episodica. Si fecero avanti agenzie pubblicitarie che si prendevano l’intero carico della gestione, anche con un certo margine, sostituendo però tutti i programmi con altrettanti programmi musicali di rete e concedendo solo, per conservare il carattere di “radio cattolica”, il collegamento con una chiesa cittadina per la trasmissione di una S.Messa. Questo tipo di gestione era all’epoca messo in atto da molte radio cattoliche in Italia. I programmi parlati in onda avrebbero dovuto esser sostituiti oltre che, da musica leggera e classica, da interventi “professionali”. Per il “parlato” inoltre vigeva, e vige ancora in quasi tutte le radio private e nelle due prime reti RAI, l’asserto che, lo stesso, non deve durare più di tre o quattro minuti e deve essere rapidamente “accartocciato” in un motivo musicale che, come si dice radiofonicamente parlando, “tenga” l’ascoltatore. In questo modo la radio non avrebbe fatto sentire la voce dei triestini e, per quanto riguardava la celebrazione della S. Messa, mi trovavo in concorrenza con la RAI, che molto egregiamente e responsabilmente trasmetteva e trasmette tutt’ora, dalla cattedrale di S. Giusto, la S.Messa domenicale. Per quanto riguarda l’elaborato musicale, poi, la concorrenza andava a iosa, con le decine di radio private disponibili con cui ci si può, anche oggi, sintonizzare. In quel momento si imponeva una scelta tra una radio a richiamo musicale-commerciale, come tante altre, con qualche riferimento religioso, ed autonoma sul piano amministrativo, oppure un’emittente attenta sì alle provvidenze statali ed alle facilitazioni riservate alle testate giornalistiche, ma anche impegnata nel raccogliere i contributi giornalistici e culturali locali su base di volontariato, avendo una linea editoriale attenta alla diffusione del messaggio evangelico. Inserita in un contesto culturale recepibile anche da chi magari non frequenta abitualmente incontri ecclesiali. Si decise allora di sperimentare la seconda opzione, cominciando ad istituire programmi di servizio come “Abbiamo ascoltato per voi” (registrazioni di conferenze di taglio laico o cristiano in ambito cittadino), “Abbiamo letto per voi” (lettura di pubblicazioni di attualità cristiana), “Lettura d’Autore” (l’autore stesso presenta il suo libro e ne legge i contenuti) e “A che punto siamo con…” (attualità locale, laica o cristiana). Iniziai allora la ricerca attenta e cordiale di collaboratori con un certo “dna” radiofonico, per così dire, e in grado di esprimere reali competenze tecniche in materia. Il tutto, con una richiesta esplicita ai radioascoltatori di un contributo economico, al fine di agevolare per quanto possibile il gravoso impegno economico sostenuto dalla Diocesi di Trieste. (continua)