Ci incontravamo spesso lungo via Vasari alla sera quando, finito il lavoro alla radio, mi avviavo verso casa. Portava con sè sempre pacchi ingombranti in mano e vestiva dimessamente. Mi fermava e attaccava con discorsi di tipo polemico su temi di carattere generale che talvolta stentavo a capire, prendendo le distanze da quella che lui riteneva una mia consolidata impostazione di tipo ideologico. Mi chiamava per cognome e mi rompevo la testa per capire donde avesse avuto inizio la nostra conoscenza. Una sera, quasi scusandomi e con un certo disagio per le mie lacune mnemoniche, misi in chiaro che purtroppo non mi ricordavo il suo nome e non capivo perché ce l’avesse tanto con me. “Ma come non ti ricordi, con tutte le volte che sono stato su alla radio! Perché fai finta di niente!” e proseguì arcigno il suo itinerario verso piazza Garibaldi. Ed io rimasi con le mie perplessità. Fu per caso che un giorno, parlando con altri, riuscii ad accostare la sua figura con quella di un nostro sacerdote diocesano don Emilio Coslovi e fu allora che, incontrandolo, cominciai a considerarlo in modo del tutto nuovo, come si conviene nei confronti di un presbitero, anche se i suoi discorsi, soprattutto quelli indirizzati alla gerarchia ecclesiastica in genere, mi portavano un po’ lontano. Col tempo però giungemmo ad un rapporto amichevole, spiegandoci reciprocamente il significato che davamo alle singole parole. E questo continuò fino all’infausta mattina del 13 gennaio 2002, quando mi avvisarono dell’incendio. Trovai via Vasari tutta avvolta in una nuvola di fumo nauseabondo, filtrato dalle lampade rotanti blu degli automezzi dei pompieri che riversavano fiumi di acqua nei fori delle finestre. Non era consentito l’ingresso né da una parte né dall’altra della via e non si riusciva a distinguere i limiti della devastazione operata dal fuoco. Non sapevo che don Emilio abitava proprio nello stabile accanto a quello della radio e sul momento nessuno mi raccontò della terribile morte a cui egli era andato incontro: lo seppi solo in un secondo momento. Per conoscere invece le condizioni della radio, in quel momento, non mi restò che ritornare nella mia automobile, accendere l’autoradio e mettermi all’ascolto permanentemente. Ma la trasmissione continuava tranquillamente come da copione, dunque i sofisticati strumenti della radio e le regie non erano state danneggiate finora! Dopo molte ore riuscii ad entrare nello stabile e, salite le scale in un’aria ammorbata dalle esalazioni, entrai negli studi e vidi che tutto era a posto. Anche la segreteria telefonica era accesa e attiva, allora  pensai di metterla subito in funzione. E qui fu il tocco finale della vicenda: una voce anonima, indispettita, dichiarava di aver provato a fare il numero di telefono per assicurarsi se la segreteria telefonica fosse ancora in funzione o se si fosse già bruciata per combustione. La “voce” disse di esser rimasta delusa per il regolare funzionamento della segreteria telefonica in quanto concludeva che, per logica conseguenza, il fuoco non aveva raggiunto gli studi di registrazione. Seguiva una parolaccia. Così è che vanno le cose, lo dice anche il Vangelo: si legge in “Luca 6,26”: “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi”.

Quanto a don Emilio, invece, ogni volta che passo per via Vasari, prego per lui… stava per diventare mio amico. (continua)